Il 18 maggio 1980 si svolse tra Scopello e San Vito Lo Capo una marcia a cui parteciparono migliaia di persone per chiedere che venisse istituita in questo tratto di costa la prima area protetta della Sicilia. La riserva dello Zingaro fu istituita nel 1981 con una legge del Parlamento Siciliano. Con la stessa legge furono previste l'istituzione di altre 19 riserve e furono approvate delle norme di salvaguardia di un'area che poi, nel 1987, sarebbe diventata il " Parco dell'Etna".
L'Etna infatti non è soltanto il vulcano attivo più alto d'Europa, ma una montagna dove sono presenti colate laviche recenti, in cui ancora non sì è insediata alcuna forma di vita, e colate antichissime su cui sono presenti formazioni naturali di Pino laricio, faggi e betulle. Nelle quote più basse, a querceti e castagneti si alternano, incisi sui fianchi della montagna, frutto della secolare attività dell'uomo, terrazzamenti in cui vengono coltivati pereti, meleti, vigneti, noccioleti e pistacchieti di qualità particolarmente apprezzate.
Il Parco dell'Etna, che si estende dalla vetta del vulcano sino alla cintura superiore dei paesi etnei (45.000 ha), è stato diviso in due zone (A e B), più due zone di preparco (14.000 ha,zone C e D ) dove sono consentite attività compatibili al Parco. I primi riferimenti all'attività eruttiva dell'Etna risalgono ad alcuni secoli a.C., essendo riportati esplicitamente nelle opere di storici, come Tucidide e Diodoro Siculo, o di poeti, come Pindaro, ma la sua attività è iniziata ben prima. L'Etna è il maggiore vulcano dell'Europa, coprendo con i suoi prodotti una superficie di circa 1260 km e raggiungendo in corrispondenza dei crateri sommitali una quota di circa 3350 m. Si tratta di una struttura complessa.
Lyell (uno dei fondatori della geologia), Sartorius von Waltershausen (un appassionato che dedicò vita e sostanze allo studio dell' Etna) e C. Gemmellaro ( illustre naturalista e vulcanologo catanese) individuarono nell'Etna due principali centri di attività: uno corrispondente all'attuale asse eruttivo, denominato Mongibello (dal nome latino-arabo - mons - gebel - della Montagna per eccellenza), l'altro legato ad un più antico sistema di risalita e di alimentazione, denominato Trifoglietto.
Si ritiene che i magmi che hanno alimentato ed ancora alimentano l'attività eruttiva dell'Etna, originati nella parte più esterna di quell'involucro della Terra che viene definito come mantello, provengano da profondità attorno al centinaio di chilometri; l'interpretazione di dati sismologici suggerisce l'esistenza di un'estesa zona di «ristagno» del magma (serbatoio o camera magmatica) tra 15 e 20 km di profondità rispetto al livello del mare.
Da qui il magma sarebbe poi risalito alla superficie, sostando eventualmente in altre camere di minori dimensioni, per alimentare l'attività dei vari centri che si sono succeduti nel tempo.
L'ossatura dell'edificio vulcanico è data dai prodotti dei centri eruttivi antichi (CEA), essenzialmente lave di natura basaltica. Il magma può mostrare variazioni estreme di viscosità e quindi di esplosività: magmi fluidi tendono ad essere emessi con modesti fenomeni esplosivi, mentre magmi viscosi danno origine ad eruzioni molto violente.
Nella sua vasta ampiezza altitudinale (0-3350 m) il territorio etneo presenta tutta una gamma di diversificazioni, determinate principalmente dal variare del clima con l'altitudine.
Le foreste che un tempo ammantavano 1e ampie falde del Monte sino al mare, sì da costituire "un bosco continuato", sono in buona parte scomparse.
I lembi attuali della vegetazione boschiva, che è un po' ovunque degradata, sono per lo più localizzati alle maggiori altitudini o in particolari stazioni-rifugio come si rileva dalla carta dei boschi dell'Etna di E. Poli. vegetazione forestale, rappresentata da formazioni a Pino lancio, entra in contatto con la vegetazione a pulvini spinosi del piano altomediterraneo (Astragaletum sicult).
Le peculiarità dell'ambiente vulcanico e i caratteri del clima tipicamente mediterraneo conferiscono al giardino una certa singolarità. Gli animali che popolano i vulcani attivi sono involontari protagonisti di continue drammatiche avventure: distruzioni, esodi, nuove colonizzazioni, si avvicendano in modo imprevedibile, com' era un secolo e mezzo fa, ci racconta il Il giardino botanico «Nuova Gussonea», ubicato sulle falde meridionali del vulcano, tra 1700 e 1750 m, a poca distanza dal Grande Albergo del Parco, in demanio forestale, è stato istituito da oltre dieci anni mediante una convenzione tra Azienda Foreste Demaniali Regione Siciliana e Università di Catania.
Dell'estensione di oltre dieciettari, tale giardino è inserito in un ampio scenario naturale, in una zona ove la Galvagni (1837-1843).
Nei suoi scritti compaiono animali per noi ormai mitici: ancora il lupo si aggirava per i boschi facendo scorrerie al piano; cinghiali, daini e caprioli avevano rifugio nei boschi di Maletto; il Grifone nidificava nella valle del Bove; la Lontra cacciava i pesci nel Simeto.
Dai tempi del Galvagni le cose, per gli animali, non sono andate per il meglio. Le specie allora rare sono scomparse, altre ancora si sono aggiunte al loro numero (tra esse la Martora ed il Gufo Reale), e nuove specie sono entrate a far parte di quelle rare.
L'istituzione del Parco dell'Etna rappresenta una significativa inversione di tendenza ed il ritorno dell'Aquila reale a nidificare sul monte è un segnale di speranza.
Come arrivarci
Da Palermo
Percorrere l'autostrada A 19 in direzione Catania, uscite allo svincolo di Gerbini e proseguite per Paternò e Ragalna.
Da Catania
Prenderela Superstrada S.S. 121, oltrepassare Paternò, e uscite allo svincolo per Ragalna o per Scalilli. In alternativaprendere la strada provinciale Etna/Nicolosi e proseguite per Ragalna.
Itinerari
Il sentiero che vi accingete a percorrere è localizzato nel versante sud dell'Etna, a pochi chilometri dai crateri sommitali.
Parte dal pianoro ad ovest di M.te Vetore, a poche centinaia di metri dal Grande Albergo dell'Etna, Punto Base per l'escursionismo n°1, e attraverso campi lavici antichi e recenti, grotte di scorrimento lavico, hornitos, formazioni boschive naturali ed artificiali, pini isolati di eccezionale imponenza e bellezza; raggiunge il "Giardino Botanico Nuova Gussonea", fra i più estesi ed importanti che si conoscono.
Da qui percorrendo una strada asfaltata, che si pensa in futuro di trasformare in sentiero, si raggiunge il punto di partenza venendo così a compiere un percorso ad anello. Per chi avesse la possibilità di lasciare la macchina più in basso davanti al cancello della pista che conduce al vivaio forestale, è consigliabile, invece di proseguire per la strada asfaltata, percorrere la pista che conduce al vivaio. In questo modo, oltre ad evitare l'asfalto, si compie il percorso all'ombra e si può osservare il cambio di vegetazione dal pino al castagno e alla rovella. Il sentiero si sviluppa per intero all'interno del demanio forestale; l'Ispettorato Diparti-mentale delle Foreste di Catania ne ha curato la realizzazione materiale, utilizzando in parte la traccia di un vecchio sentiero esistente.
Lungo il sentiero troverete dei segnavia che indicano che vi trovate in un sentiero didattico e dei "pilieri" di pietra lavica, su cui sono sovraimpressi dei numeri, da 1 a 11.
Ad ogni "P.O." corrispondono particolari caratteristiche che vengono descritte nel testo.
P.O. 1 La sciara dello Zappino Prima di arrivare al punto in cui vi trovate, avrete avuto modo di avere una visione delle pendici meridionali dell'Etna con i conetti secondari di monte Nero e monte Nero degli Zappini. Le prime piante incontrate sono ginestre, pioppi, spinosanto (astragalo) e ginepro. Man mano che salite potrete osservare la sovrapposizione di lave di vari periodi con diverso grado di colonizzazione vegetale.
P.O. 3 Il conetto
Sulla sinistra un piccolo conetto vulcanico dalla particolare struttura, in gran parte costituito da accumuli di scorie saldate e aperto lateralmente dal canale lavico. Sulla destra un grande pino laricio rinsecchito, a causa della colata lavica di qualche anno fa (1985).
In questa zona è presente la coturnice.
P.O. 2 Le colate
Di fronte a voi è ben visibile la colata lavica del 1985. Sulla lava "fresca" si sono già insediate le prime forme di vita vegetale, ma non tarderanno a venirne altre.
In questo ambiente è possibile osservare numerosi passeriformi tra cui il culbianco e il codirosso spazzacamino e qualche rapace.
P.O. 4 Il cannone
Pare un sarcofago adagiato all'ombra di un pino, creatosi in seguito al raffreddamento della lava attorno ad un tronco. In questo modo si è venuto a formare un cilindro cavo.
P.O. 5 L'ovile
Alle vostre spalle avete un tappeto di ginepri, e poi pini larici e ginestre. Dal balcone naturale dal quale vi affacciate si vede un ovile e un piccolo invaso che assicura approvvigionamento idrico al giardino botanico.
Testimonianza di un'attività che ancora caratterizza l'area etnea, l'ovile, realizzato in pietra lavica, è contornato da un recinto per riparare il bestiame.
Da questo punto il paesaggio cambia, ci si comincia ad avvicinare al bosco.
P.O. 6 I faggi
Sono ben visibili alcuni esemplari di faggio che si distinguono nettamente in qualunque stagione dai pini circostanti.
Sull'Etna il faggio raggiunge la più elevata quota di sopravvivenza oggi conosciuta (2.250 m/slm).
P.O. 7 Il sentiero dei pastori
Dopo l'attraversamento del greto di un torrente si è al centro di una zona intensamente pascolata, caratterizzata da una vegetazione dominata dallo spino santo e dal ginepro.
Qui è possibile incontrare il codirossone.
P.O. 8 La radura delle ginestre
Lasciata alle spalle una recinzione con filo spinato che protegge dal morso del bestiame il bosco, ci si trova in una piccola radura alberata che, nella prima estate, presenta delle splendide fioriture giallo oro tipiche della ginestra. Questa specie è ottima colonizzatrice delle lave e svolge un ruolo fondamentale per la disgregazione del terreno e per la preparazione dello stesso all'insediamento di vegetali più esigenti. Lungo tutto il percorso sono sempre più evidenti tracce di coniglio selvatico.
P.O. 9 Il bosco
Il sentiero penetra sempre più profondamente nel bosco di pino laricio, la vegetazione si infittisce e sotto ai pini più vecchi, piuttosto radi, crescono centinaia di alberelli indicativi di una buona rinnovazione del bosco. Questo evento è reso possibile perché al bestiame viene impedito di entrare e di divorare le piantine appena nate. Ponendo attenzione si possono udire i canti delle cince more, piccoli uccelli acrobatici legati alla presenza del pino laricio. Presenti anche il picchio rosso maggiore e il colombaccio e raramente il crociere.
P.O. 10 Il giardino botanico "NUOVA GUSSONEA"
Dopo essere usciti dal bosco ed avere percorso una larga pista forestale ci si trova di fronte al cancello del giardino botanico Nuova Gussonea, importantissimo luogo di studio dove si stanno ricreando tutti i principali ambienti che caratterizzano il territorio etneo e dove è possibile osservare associazioni vegetali non incontrate lungo il percorso. Questo giardino, realizzato dall'Università degli Studi e dell'Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania, meriterebbe una visita dedicata solo ad esso.
P.O. 10 bis Le roverelle
Se disponete di un mezzo che può riportarvi al punto di partenza, vi consigliamo di dirigervi presso questa stazione. Potrete così prolungare la vostra passeggiata nel bosco e potrete osservare il variare del paesaggio vegetale. Da questo punto sono ben visibili esemplari di roverella che è una delle specie più diffuse sull'Etna assieme al castagno. Questo ambiente è un luogo ideale per la nidificazione dell'upupa.
P.O. 11 Le cave
Questo punto di osservazione è localizzato lungo una strada che si spera nel prossimo futuro di trasformare in sentiero. Per adesso bisogna necessariamente percorrerla per arrivare al punto di partenza. Da qui avete una testimonianza del primo tentativo storico, compiuto nel 1983, di modificare il corso di una colata. Dalle cave e dagli squarci, infatti, che vedete tutto intorno è stato prelevato del materiale che è servito per la costruzione degli argini utilizzati per contenere l'espansione laterale della colata lavica. Da quando è stato istituito il Parco, questo tipo di interventi non sono più consentiti a meno che non ci sia una minaccia gravissima ai centri abitati.
Consigli e attrezzatura:
Vista la presenza di varie specie volatili vi invitiamo a percorrere il sentiero in silenzio, per evitare di disturbare la fauna presente al momento e di osservare la stessa dai capanni. E' indispensabile l'uso di un binocolo e di teleobiettivi per una migliore osservazione delle varie specie. Non uscire dal sentiero segnalato.
Il sentiero attraversa un' area protetta. Non buttare carta ed oggetti, non estirpare o danneggiare piante, non raccogliere fiori, non accendere fuochi. Fate in modo che chi visiterà il sentiero dopo di voi non si accorga del vostro passaggio.
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